La Medicina degli Ambienti Estremi


Cos'è la medicina degli ambienti estremi?

La medicina degli ambienti estremi è un ramo specializzato della medicina che si occupa di prevenzione, diagnosi e trattamento delle condizioni mediche e delle emergenze che si verificano in altitudine e in altri ambienti ostili. Questo campo è essenziale per supportare gli individui che praticano attività outdoor in montagna, alpinismo, escursionismo, sci alpinismo e altre attività in condizioni estreme.

Gli ambienti estremi rappresentano luoghi dove le condizioni ambientali sono particolarmente severe e possono mettere a dura prova la capacità di sopravvivenza e adattamento dell'uomo. Questi ambienti possono variare notevolmente in termini di altitudine, temperatura, umidità, pressione atmosferica (e ossigenazione), presenza di flora, fauna e patogeni sconosciuti.

Esempi di ambienti estremi includono le montagne innevate, i circoli polari, i deserti aridi, la giungla o i fondali oceanici profondi.

Gli ambienti estremi presentano una serie di sfide uniche che possono influenzare la salute e il benessere dell'individuo, come la mancanza di risorse, l'isolamento, l'esposizione a elementi pericolosi e la necessità di adattarsi rapidamente a condizioni mutevoli.

Per contrastare queste sfide, è consigliabile:

  • Effettuare una formazione preventiva;
  • Effettuare le vaccinazioni necessarie;
  • Effettuare una profilassi farmacologica e comportamentale;
  • Stipulare un’assicurazione sanitaria;
  • Fare affidamento sulle guide locali;
  • Seguire le linee guida internazionalmente riconosciute.

Le condizioni ambientali in montagna presentano sfide uniche per il corpo umano. L'alta altitudine può portare a una serie di disturbi legati alla mancanza di ossigeno, come il mal di montagna, l'edema polmonare da alta quota e l'edema cerebrale da alta quota. Inoltre, le temperature estreme, l’esposizione ai raggi ultravioletti intensi, la disidratazione e le condizioni meteorologiche imprevedibili possono aumentare il rischio di ipotermia, congelamento e ustioni solari.

La medicina di montagna è una disciplina che studia il comportamento dell'organismo umano in ambiente montano. È una branca multidisciplinare della medicina che richiede una preparazione specifica, una formazione continua e una profonda comprensione delle sfide uniche poste dall'ambiente. È fondamentale per garantire la sicurezza e la salute di coloro che vivono e frequentano l'ambiente montano.

La malattia da altitudine si verifica a causa della carenza di ossigeno ad altitudini elevate.

I sintomi più comuni sono:

  • Mal di testa;
  • Nausea;
  • Spossatezza;
  • Battiti cardiaci elevati;
  • Vertigini.

Il trattamento prevede:

  • Riposo;
  • Discesa a un’altitudine inferiore;
  • Talvolta farmaci (acetazolamide) e/o ossigenoterapia.
Mal di montagna acuto

È la forma più comune della malattia da altitudine.

Si verifica, in genere, al di sopra dei 2500 metri di quota, ma nelle persone più sensibili può insorgere anche ad altitudini minori. I sintomi cominciano a manifestarsi dopo almeno 6 ore di ascesa e durano dalle 24 alle 48 ore. Raramente, il mal di montagna acuto può evolvere verso una forma più grave e pericolosa.

Edema cerebrale da alta quota

È una condizione rara ma potenzialmente fatale, nella quale si accumula liquido nel cervello, causando gonfiore. I sintomi includono mal di testa, confusione mentale e atassia (difficoltà e scoordinazione nel camminare). Se non viene riconosciuto e trattato velocemente, può portare alla perdita di coscienza e al coma. Tali sintomi possono progredire rapidamente da una forma lieve a una potenzialmente letale entro poche ore.

Edema polmonare da alta quota

È  un accumulo di liquidi nei polmoni. Si può manifestare tra le 24 e le 96 ore successive ad una rapida ascesa oltre i 2.500 metri. Questa condizione è la causa principale dei decessi legati alla malattia da altitudine. Le infezioni respiratorie, anche minori, possono aumentare il rischio di edema polmonare da alta quota. I sintomi sono più gravi di notte e possono peggiorare rapidamente se non trattati prontamente. I sintomi lievi includono tosse secca e respiro affannoso dopo uno sforzo. Quelli moderati presentano respiro affannoso a riposo e cianosi (colorazione bluastra di pelle, labbra e unghie). I sintomi gravi comprendono respiro ansimante, espettorato rosato o con sangue, cianosi severa e suoni di gorgoglio respiratorio. Può evolvere rapidamente in insufficienza respiratoria, coma e morte.

Altri sintomi

Il gonfiore di mani, piedi e viso al risveglio è frequente, ma solitamente scompare in pochi giorni o con la discesa in quota.

Le emorragie retiniche (sanguinamenti nella retina) possono verificarsi salendo oltre i 2.700 metri e diventano più comuni oltre i 5.000 metri. Di solito non causano sintomi, ma se si verificano nella zona della retina responsabile della visione centrale (macula), può comparire una piccola zona di cecità senza dolore. Queste emorragie si risolvono da sole in poche settimane senza causare problemi a lungo termine. Chi nota zone cieche durante un'ascensione dovrebbe scendere e consultare un medico. Dopo la risoluzione dell'emorragia, è possibile salire di nuovo in quota.

  • Prendere quota gradualmente.
  • Evitare di passare velocemente (es. un giorno) da basse altitudini ad un'altezza superiore ai 2.750 metri per dormire.
  • Una volta superati i 2.750 metri, aumentare la quota di non più di 500 metri al giorno e pianificare un giorno extra per l'acclimatamento ogni 1.000 metri di dislivello positivo.
  • Considerare l'uso di acetazolamide per accelerare l'acclimatamento se un'ascesa rapida è inevitabile.
  • Evitare l'alcol per le prime 48 ore ad alta quota.
  • Se si è consumatori abituali di caffeina, continuare a usarla per evitare il mal di testa da astinenza (potrebbe essere confuso con il mal di montagna).
  • Praticare solo esercizi leggeri per le prime 48 ore ad alta quota
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Ultimo aggiornamento: 24/05/2024
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