Vaccino encefalite da zecca

La meningoencefalite (Tick-borne encephalitis, TBE) è una infezione virale che attacca il Sistema Nervoso Centrale, causata da un arbovirus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae

Con l’arrivo dei mesi più caldi e umidi, tra maggio e ottobre prevalentemente, si ripropone la problematica relativa alle malattie trasmesse da zecche.

Le zecche sono acari, che per il loro sviluppo hanno bisogno di nutrirsi di sangue, che si procurano parassitando numerosi animali selvatici e domestici e occasionalmente l’uomo.

Gli acari trovano il loro habitat ideale nelle zone boschive miste, umide, ricche di cespugli e di sottobosco e radure con erba alta. Sono più abbondanti ad altitudini inferiori ai 1000 metri.

La zecca ampiamente più diffusa in Italia è l’Ixodes ricinus, che funge da vettore e da serbatoio per numerose malattie tra cui la borreliosi di Lyme, l’encefalite da morso di zecca (TBE), l’herlichiosi–anaplasmosi, la babebiosi.
Le prime due malattie hanno fatto registrare un notevole incremento negli ultimi anni, in ragione delle mutate condizioni climatiche e della maggiore attenzione nel diagnosticarle.

I portatori del virus sono animali presenti in ambienti boschivi e la trasmissione, nell’uomo e negli animali, avviene attraverso la zecca o, eccezionalmente, a seguito del consumo di latte infetto non pastorizzato.

La malattia, nel 70% dei casi circa, si manifesta con un’infezione senza o con sintomi poco rilevanti; nel restante 30%, dopo un periodo di incubazione di 3-14 giorni, si manifestano sintomi influenzali aspecifici. Dopo alcuni giorni di remittenza può svilupparsi la seconda fase caratterizzata da mal di testa acuti, oftalmoplegia, vomito, malessere, sintomi meningei, paralisi del nervo craniale e paresi degli arti.

La fase acuta di meningoencefalite può durare da una a tre settimane. In pazienti più anziani si può osservare un decorso più severo della malattia, spesso con effetti permanenti. La diagnosi si basa sull’anamnesi del paziente, il quadro clinico ed i risultati dei test di laboratorio come la determinazione di anticorpi IgM e IgG specifici.

La manifestazione clinica più frequente è l’eritema migrante (un’eruzione cutanea di forma anulare che si estende progressivamente).

la TBE, non beneficia di farmaci specifici e può essere prevenuta con la vaccinazione, che è fortemente consigliata a chi frequenta aree endemiche.

La TBE trova un’ampia diffusione nel nord-est dell’Italia ed in particolar modo nell’area bellunese, dove si registrano, negli ultimi dieci anni circa 700 casi di borreliosi e il 40% dei casi nazionali di TBE.

Il vaccino contro la Tbe, da tempo in uso in molti Paesi dell’Europa centrale e settentrionale, è stato recentemente registrato anche in Italia con procedura di mutuo riconoscimento comunitario. Il vaccino è entrato in commercio nel nostro Paese all’inizio del 2006.
Il ciclo vaccinale di base prevede la somministrazione di tre dosi (all’età di 0, 1-3 mesi, 9-12 mesi) con richiami a cadenza triennale, per via intramuscolare, preferibilmente nella regione deltoidea. Esiste anche la possibilità di seguire un ciclo accelerato di vaccinazione, che però non garantisce gli stessi risultati del ciclo classico, in termini di risposta anticorpale.

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Istituto Superiore di Sanità - Meningoencefalite da zecche

Link esterno Nota informativa vaccino TBE
Ultimo aggiornamento: 13/03/2024
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